giovedì 13 ottobre 2011

TASSILI

Non è una recensione. E' la possibilità di una metafora.
Recensioni ne ho scritte tante e m'hanno stancato: la maggior parte delle volte sono pippe che servono far vedere agli altri quante robe sai, o, peggio, hanno una funzione persino di sfogo. Dopo un po' ho pensato che bastasse un "mi piace" o un "non mi piace", con un paio di righe, magari che facessero ridere, sul perchè. Tipo: "Se "Ghost Of Tom Joad" è il nuovo "Nebraska", io sono il nuovo Ippogrifo dell'Orlando Furioso". Non servono mica tante righe per far capire il concetto. E' chiarissimo. Ma le riviste musicali esigono le pippe, ma oramai anche le pippe non servono più tanto i cd mica li compra più nessuno. 
Però "Tassili", il nuovo cd dei Tinariwen mi ha fatto venir voglia di scrivere. A mò di metafora.
E' stato "Aman Iman", tre anni fa forse, a farmi tornare l'idea che magari si poteva continuare a suonare. Ad appassionarsi ad un suono e, magari, cercare di riproporlo, anche se è durato poco. S'è quasi subito insinuato il solito tarlo: "Ma che cazzo suoni, che tanto quello che suoni l'hanno già suonato i Tinariwen. Invece di rifare Junior Wells, cosa rifai i Tinariwen? Zuppa o pan bagnato son la stessa cosa Balle!". Allora mi sono limitato ad ascoltarli con tutta quella serie di aspettative che possono diventare deleterie. Con il rischio che l'attesa non serva più a niente, che diventino degli zombie come Springsteen, Van Morrison, Ligabue, B.B. King, Eric Clapton e tutta una lunga schiera di musicisti che dovrebbero smettere di suonare, per il bene nostro e anche loro, credo. Ma era difficile: "Aman Iman" era un capolavoro e se s'incide il capolavoro quello che viene dopo deve essere all'altezza, altrimenti il capolavoro diventa la corda che pende dal soffitto. "Imidiwen" non era "Aman Iman", lo poteva essere se "Aman Iman" non ci fosse stato, ma c'era e allora il cd successivo, quello che nella circostanza è diventato "Tassili", era il cerchio di fuoco. Le ruote delle jeep dei Tinariwen potevano insabbiarsi nella musica del deserto e rimanere per sempre sprofondati da qualche parte nel Tenerè: in questo senso la vicinanza con il BLUES è particolarmente radente. Ibrahim deve averlo capito ed è saltato fuori "Tassili", che non è, per dire "Into The Music" confrontato con "Saint Dominic Prewiew": due "masterpieces" diversi nello stile nella carriera di Van Morrison. "Tassili" è solo mezzo metro più avanti d'"Aman Iman", un giro di ruota nella sabbia, quello giusto per liberare la jeep. Wilco e la Dirty Dozen servono ad aumentare il suono, a renderlo più profondo.Probabilmente anche a indurre a un qualche cambiamento nello stile, che a me par di sentire. Sarà che non sono più abituato a roba non ancora ascoltata. In ultima analisi mi par di percepire qualcosa che fino ad ora non s'era sentito nel suono della band. Cioè, mi spiego e sottolineo se non fosse abbastanza chiaro, a far ascoltare qualcosa di nuovo dentro a questo cd. Mica tanto: un briciolo di qualcosa di nuovo in quello che c'è piaciuto ascoltare fino a ieri. E' moltissimo, perdio. Qualcosa di nuovo, adesso più che mai, è incredibile. TASSILI. Che Allah protegga i Tinariwen.
E questo è tutto.