lunedì 11 agosto 2014

La Storia Balorda

E' sempre quello più isolato dagli altri. Alle presentazioni ogni tanto se ne vende una copia ed io son più contento rispetto all'"Ombra del Cannibale" o "Imerio". Perchè, con "La Storia Balorda" ce la facciamo lottando copia su copia. Gaspare Bona, il mio editore, mi dice sempre che ne ha il magazzino pieno, ma non posso far miracoli: copia su copia, copia su copia. Ora abbian superato i 900 e attacchiamo i 1000, ma ce ne sono altri 1000 da vendere. Copia su copia. Copia su copia. Voglio bene a questo libro. Dio mi perdoni, più degli altri. E poi m'ha fatto imparare una cosa: che tutti quanti citano Borges, ma chi andrebbe glorificato è Osvaldo Soriano, che coi generali non ha mai pranzato.
Mi piacerebbe ripartire con un tour della "Storia Balorda", ma forse è guardare indietro e a me guardare indietro non piace. Per andare avanti mi rileggo questa recensione di Giovanni Pacchiano sul Sole 24 ore di tre anni fa. E si va: copia su copia. Copia su copia.

Scacchi, calcio e grande Storia

Giovanni Pacchiano

Baden-Baden, 1938. I due signori francesi, appassionati di scacchi, che assistono al torneo, non sono tranquilli: Hitler sta mettendo in atto i suoi folli sogni di potere, ma si temono anche i bolscevichi, di cui qualche sprovveduto, in Francia, pensa che Hitler possa essere «il nostro cane da guardia». Il torneo – le beffe della vita – vede in finale due giocatori ebrei. 
Non sono messi meglio i polacchi, schiacciati fra due nazioni da cui non si aspettano nulla di buono. E il commerciante Leopoldo Stablinski, anch'egli a Baden, per le terme, parlando con i francesi spiega che gli affari non sono l'unica ragione per cui si è trasferito da Varsavia in Francia (poco dopo, porterà ditta e famiglia in Argentina, a Rosario). Lo stesso anno 1938 è quello dei mondiali di calcio a Parigi: gli alti papaveri tedeschi sono certi che la Germania possa vincere con una squadra mista, tedeschi e austriaci insieme, a celebrazione dell'Anschluss. Saranno bastonati, in campo, dagli svizzeri e sbattuti fuori dal torneo...
Di 50 anni di storia, e non solo d'Europa (il fulcro del libro è l'Argentina, l'infelice, terrorizzata, straziata Argentina dei generali e dei desaparecidos), parla Marco Ballestracci (due anni fa recensimmo il suo ottimo "romanzo ciclistico" L'ombra del cannibale, biografia dell'immenso Eddie Merckx), legando gli eventi politici agli eventi sportivi, nei racconti, bellissimi e disturbanti, de La storia balorda, da poco in libreria. E creando, con questo doppio registro, un magnifico effetto di dissonanza: passa, la trama, senza soluzione di continuità, dal mito dei grandi campioni e delle loro imprese – l'austriaco Sindelar, Bartali, Monzon; e il valoroso capitano argentino Carrascosa, che si rifiutò di giocare ai mondiali del '78 a Buenos Aires – al sadismo e al disprezzo delle vite umane, infamia della storia del Novecento. Ce lo narra il racconto più terribile. Dove ritroviamo uno Stablinski, Casimiro, il figlio di Leopoldo, mite insegnante di matematica a Rosario. Arrestato dagli sgherri dei generali, incaricati di ripulire dai montoneros la città, dove sta per giocare l'Argentina. Lui che ha un solo pensiero dominante, il calcio, sfiorerà, per colpa di una soffiata del tutto pretestuosa, una morte atroce. Ballestracci è il nostro piccolo-grande Soriano: lo sport come intricata metafora della vita. Quella che «è un dono limitato nel tempo», riflette a nostro monito il piccolo Stablinski.
la storia balorda
Marco Ballestracci Instar Libri, Torino

pagg. 180 | € 14,00