lunedì 9 maggio 2011
DIO CHE SUONA LA FISARMONICA
Uno dei miei più importanti incontri musicali è stato (ed è) Marcelo Zallio. Pianista e diavolerista tastieristico di Tapiales in Argentina. Da qui il soprannome di gauchito de Tapiales, con cui è universalmente conosciuto. Da lui ho appreso cose buone, ma anche una certa attitudine ad essere un pochetto porteno, anche se, a rigore, Tapiales è fuori dalla General Paz, che consente a un boarense di effigiarsi del titolo di agrandado de mierda, cioè porteno a tutti gli effetti. La mia portenidad è derivata dal fatto che ho fatto mia la teoria che sostiene che "il tango si suona col bandoneon, la fisarmonica è per los boludos". Mi sono talmente immerso nella portenidad che sono arrivato a sostenere che il solo strumento che potesse sostituire il bandoneon nel tango fosse l'armonica diatonica. Ciò m'ha portato, un po' d'anni fa, a trascurare con sdegno un concerto nella biblioteca del mio paese che proponeva tanghi suonati da un fisarmonicista. "Il tango si suona col bandoneon, Cristodundddio". Solo che il fisarmonicista si chiamava Simone Zanchini e io mica sapevo chi fosse davvero Simone Zanchini. Solo un po' di anni dopo, attraverso Roberto Scalabrin, sono arrivato a sentirlo suonare, in una prova con la Banda di Castelfranco Veneto, un paio di pezzi suoi: Caffè Finale e Moreddu. Pochissimi minuti, ma dovevo andar via a suonare, ma quei pochissimi minuti mi son bastati per capire che avrei fatto meglio ad ascoltare piuttosto che suonare. Caffè Finale, in particolare, m'era rimasta in testa, ma Zanchini suona sempre in giro per il mondo e mica ricapitava tanto spesso d'incrociarlo. L'ho rivisto un po' di settimane fa in quartetto e poi in "Better Alone", la sua performance in solitudine e mi ha mazzolato per bene. Non sto a raccontarvi quello che è successo o cosa ho provato che tanto le sensazioni di uno le prova solo quell'uno, ma a un certo punto delle due serate mi sono ritrovato con le lacrime che scendevano. L'ultima volta che era successo era stato a un concerto della Oracle King Blues Band e m'ero emozionato perchè era tanto tempo che non li sentivo suonare. Era probabilmente la famosa nostalgia delle nottate emiliane. Ora invece, con Simone Zanchini, erano dei particolari momenti a fregarmi. Ogni tanto seguiva le note della fisarmonica col fischio: un fischio dolce, romantico, proprio dietro ai duecentocinquantamila tasti e tastini delle robe di Castelfidardo. E lì cascava l'asino. Non so cosa mi prendesse e la lacrime venivan giù, furtive, dagli angoli degli occhi. E poi ho comprato i cd. "Be Bop Buffet" con Frank Marocco. "Spanish Song" di Charlie Haden è da ascoltare per grattarsi la testa pensando alla frase "Il tango si suona col bandoneon, Cristodunddio". Si gratterebbe la testa anche Enrique Santos Discepolo e direbbe: "Ma magari noi portenos ogni tanto una cazzatina la diciamo. Una ogni settant'anni, mica di più, ma la diciamo". Ero talmente sconvolto per aver dovuto ammettere che m'ero sbagliato che sono sceso nel camerino dove Simone Zanchini si cambiava che ho dovuto dirgli, non m'è venuto altro, "Tu non sei mica tanto a posto!". Lui m'ha guardato con la sua barbetta spiritata e m'ha fatto: "Sei mica il primo che me lo dice".
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