Ciò che mi stupisce è che mi chiedano di continuo quanto io sia appassionato di ciclismo. Sì lo sono, ma non alla stregua di molte altre persone che, per esempio, incontro agli spettacoli. Questi lo sono molto più di me. Io sono molto più appassionato d'avventure che, per esempio, di ciclismo e il fatto che la mia generazione (o quantomeno quelli della mia età) sia cresciuta attaccata alla televisione a guardare le partite di Gigirriva o la sfida inesorabile tra Merckx ed il resto dell'umanità m'ha pesantemente condizionato. Nel senso che le avventure per me erano appunto queste: Giggirriva imbeccato da Rivera, che fa due passi a sinistra e tira di precisione nella selva di gambe di difensori messicani e batte Calderon, oppure, il colmo del dramma, Bitossi che perde il mondiale di Gap. Poi, vabbè, anche "Quo Vadis?" e "I Ragazzi della Via Paal", ma soprattutto i miei eroi sportivi. Per questo, alla fine, finisco sempre per imbattermi in libri fatti a quel modo. L'ultimo gran romanzo che ho letto era "Il Professionista" di WC Heinz, uscito per Giunti l'anno scorso, che spero non partecipi al Bancarella Sport, sennò è finita per tutti, che guardacaso parlava d'un pugile, d'uno sfidante. Una grandissima scrittura che disarmava e che mi piacerebbe sapere quanto possa aver venduto nel gran mondo librario italiano. Alla stessa altezza, adesso, c'è un altro libro: "Il Curioso Caso di Sidd Finch" di George Plimpton, che ho terminato ier sera: che racconta d'un lanciatore di baseball fantasma. Persino inglese, ma infiltrato da cognizioni cosmiche buddistiche, che sconvolge il mondo dei New York Mets. Ora leggere quel libro è stato un piacere, un po' incrostato dal fatto che fosse il primo libro che ho ultimato quest'anno. Embè, cosa ci posso fare? Se un libro non m'acchiappa alle prime pagine io lo mollo immantinente, magari offrendogli la possibilità d'essere letto quando avrò un mood diverso (a chi sgemba la bocca pensando che sono presuntuoso a osteggiare autori importanti che hanno scritto capolavori, rispondo che con i libri che acquisto faccio un po' che cazzo mi pare, che mi porta a pensare alla memorabile frase di Margherita Oggero durante Bolascolegge che riferendosi ad un collega scrittore che si lagnava di come un suo libro fosse stato mal trattato dalla riduzione cinematografica, essendo un libro COME UN FIGLIO, affermava: "e cosa c'entra? Un figlio mica si vende!"). Sì a fine marzo ho letto solo un romanzo: "Il Curioso Caso di Sidd Finch", ho dovuto seguire un sacco di robe a mia parziale giustificazione, ma un solo libro in tre mesi è poco. Fino a poco fa ero sconsolato, ma poi ho letto il rapporto sullo stato dell'editoria italiana nel 2012. E già solo leggere un libro all'anno in Italia, con entusiasmo mi colloca d'amblè nella percentuale del 46% degli italiani che in un anno hanno letto almeno un libro. Cioè solo leggere "Il Curioso Caso di Sidd Finch" mi fa scavalcare d'un passo unico già il 54% del paese, che non legge un cazzo. Adesso comincio "Il Migliore" di Malamud, un altro gran pezzo di scrittore che trova il pretesto per scrivere un romanzo nel baseball, e una volta finito chissà quanta parte d'Italia avrò già saltato. Da ciò segue la domanda: "Ma non è che sia un indicatore che in Germania almeno l'80% delle persone legge almeno un libro, che fa pensare che potrebbe essere per quello che loro ci spiegano passin passino come accidenti dobbiamo fare per venir fuori dalla merda?". E la domanda successiva: "ma che cazzo di sistema scolastico e familiare ha portato ad avere nell'Italia d'oggi solo il 46% delle persone che leggono libri?". E poi ancora: "ma perchè cazzo l'eccesso di offerta degli oggetti-libri non porta alla diminuzione del prezzo?, e per ultima: "ma perchè cazzo editori e autori se la tirano tanto sul loro mestiere e sulla loro ispirazione, se dei libri non gliene frega un cazzo, e sempre meno, alla maggior parte della gente?".
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