E' uscito "Inferno" di Dan Brown. Lo vedo in tutte le vetrine delle librerie. E cosa devo dire? So già che le persone che scrivono e pubblicano (volevo usare la parola "scrittore", ma non la voglio usare) sono incazzate marce perché i loro libri (anche i miei, voglio dire) non se li fila nessuno, mentre basta che Dan Brown scoreggi e son tutti lì ad annusarne le flatulenze. Ora io, qui, devo dire la verità. Io ho letto "Il Codice da Vinci" e posso giurare che per un giorno e mezzo non ho fatto altro che desiderare d'avere un po' di tempo per vedere come andava a finire. M'ha persino fatto venir voglia d'andare in Scozia per visitare la Cappella di Rosslyn, che secondo me non è poco. L'unico altro libro che ho letto di recente che m'ha fatto venir voglia d'andare in qualche posto, Praga per la precisione, è HHhH di Laurent Binet. E' chiaro che dopo quel giorno e mezzo di lettura febbrile non l'avrei ripreso in mano. Non è come, chessò, "Due Anni Senza Gloria" di Lodovico Terzi che ho appena finito di rileggere per la seconda volta o come "Memorie di Adriano" che mi porto pure in viaggio che non si sa mai che mi venga voglia di risfogliarlo per la sesta tornata. Non è come quei libri là, ma non dimentico il gusto di rimanere aggrappato a quelle pagine per scoprire dove ostia sarebbe stò benedetto Santo Graal e cosa c'entra stà Maria Maddalena. "Sì, sì, ma in America hanno una scuola per far saltar fuori stì best seller. Tutto stò schifo commerciale!". Allora, detto tra noi, a me che solo sentir parlare di scrittura creativa mi viene la cistite, in una scuola di quel tipo lì correrei alla svelta, perchè dev'essere la stessa scuola da dove è saltato fuori Thomas Harris, che a me piace un sacco (tranne l'ultimo quello della giovinezza di Hannibal Lecter), mentre i moralisti italiani non vanno aldilà di scrivere le solite cagate sui loro struggimenti esistenziali, di cui pensano che a qualcuno interessi, ma non interessano un cazzo a nessuno. Voglio dire se i prodotti sono "Inseparabili" e "Stabat Mater", oppure qualsiasi roba di De Carlo, allora 1000 volte meglio Dan Brown, che almeno non ti rompe i coglioni con belle frasi che non dicono un cazzo. Almeno dentro "Il Codice da Vinci" qualcosa si muove. C'è una storia che sventaglia da una parte all'altra. Per non parlare dell'altro filone esistenziale della Librolandia italiana: le disgrazie altrui. L'autismo, l'omicidio efferato e tutte quelle robe che scatenano il voyeurismo pietoso tanto caro alla cultura cattolica, "il culto delle ossa e dei cimiteri" come la chiamava Gore Vidal. Per cui, per quanto mi riguarda, anche se non c'ho che quei pochi euro, credo che li spenderò in "Inferno", perchè preferisco cento volte quel giorno e mezzo di bramosia attorno a una roba che parli delle visioni (almeno credo, io mica ancora l'ho comprato e non so di cosa parli) infernali di Dante Alighieri che uno m'impietosisca sui drammi esistenziali d'un povero tetraplegico, che, tra parentesi, conosco molto bene, ma sono fondamentalmente cazzi miei e di quello a cui è capitata la sventura. Molto meglio Dan Brown che i beccamorti della pietà di cui in Italia siamo stracolmi. E per quanto riguarda Faletti? Beh è chiaro che uno che abbia letto prima James Ellroy ai libri di Faletti dà fuoco subito, mentre se comincia da lì, dal buon ex-cabarettista voglio dire, allora li leggerà fino a che non incontrerà qualche anglosassone coi coglioni e darà fuoco ai libri di Faletti successivamente. Comunque sempre di fuoco si tratterà.
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