martedì 19 aprile 2011
GARY BURNSIDE E IO (aka L'altra Faccia del Blues)
"Marco cosa fai in questi giorni?". "Mah...Sono in ferie dal bar". " Vieni a darci una mano?". "Cosa devo fare?". "Ci sarebbe un furgone da guidare". La frase "furgone da guidare" dopo l'incidente di San Gallo della scorsa puntata mi faceva venire i brividi solo a sentirla sibilare. Eppure da Parma, che pure avevano pagato il vetro, volevano che riguidassi il furgone da Salsomaggiore a Roccabianca e poi a Pero e dopo a Malpensa. "Minchia, mi cago addosso solo a pensare di guidare di nuovo il furgone...Ma chi dovrei portare in giro?". "I NORTH MISSISSIPPI ALL STARS, solo che hanno GARY BURNSIDE al basso". "Zio appoggiato al muro mentre fa la pipì, che pensa meno male che ho trovato stò muro senno mi pisciavo addosso! I North Mississippi All Stars? Gesù Benedetto dal Signur". Che voleva dire "Sì", in pratica. Ma io non sapevo che per quanto riguarda i North Mississippi non c'era nessun problema, anche se Luther Dickinson era stato proprio in quei giorni dichiarato ufficialmente chitarrista dei Black Crowes per l'imminente tournèe americana. I North Mississippi All Stars era un gioco da ragazzi portarli in giro per uno che s'era fatto un bel po' di giri col furgone della Oracle King Blues Band. Il problema era Gary Burnside. Quel ragazzo nero era d'altra pasta rispetto a Gwelel Kumba, per esempio, e neanche parente di Eric Deaton e Justin Showah. Gary Burnside è il prototipo del ragazzo raccontato da quelli che il blues lo fotografano davvero, senza tanta poesia e razzismo al contrario. Con frase trevigiana particolarmente azzeccata, Gary Burnside, figlio di Robert Lee Burnside, è la tipica rotta de cojoni per uno "regolare" che deve fare il road manager (che sembra una gran roba come lavoro, ma è solo quello che guida il pulmino e che ogni tanto fa da intermediario quando ci sono dei problemi). Ora io non so che tipo di problemi potesse aver avuto durante la sua infanzia sulle Colline del Mississippi e che tipo di screzi con i suoi 13 fratelli e, sinceramente, non è che m'interessasse particolarmente venirne a conoscenza. L'unica cosa che, a un certo punto, mi preoccupava era che tutti i suoi traumi infantili non ricadessero sul povero road manager. Certo, gli appassionati del blues mi guardavano con una certa invidia pensando che andavo in giro in macchina col figlio di Robert Lee, ma mica sapevano che quello voleva andare a puttane a ogni ora del giorno. Certo, gli appassionati del blues ammiccano quando il neretto vuole andare a puttane, fa parte della classica iconografia del blues, ma è diverso se sei tu, nel senso di io, che ce lo devi portare. "Cazzo, ma io c'ho i soldi" e mi sventolava sotto il naso un bel pacco di euro e io gli rispondevo: "Avrai pure i soldi, ma io c'ho voglia di dormire e non ho proprio voglia d'aspettarti mentre scopi fuori dal bordello....che poi non neanche dove cazzo siano i bordelli nella Bassa...che se fosse in Svizzera magari sarebbe più facile...Cosa faccio fermo un auto della polizia e gli chiedo dov'è il bordello?". Ci siamo tontonati per tre giorni con stà storia del bordello. E poi quando gli diminuiva il priapismo cominciava la fame. Stavamo inseguendo il furgone di Omar & The Howlers per le strade attorno a Milano, che se ne perdevo le tracce ero un uomo morto, e Gary attacca che aveva fame indicandomi i Mc Donald's. "Cazzo mica posso fermarmi, che se perdo il furgone davanti siamo defunti. Questa è Milano mica Holy Springs". Minchia, un casino. Ogni due minuti mi diceva che aveva fame, finchè Luther Dickinson, in dialetto veneto mi fa: "fermate par magnare, sennò qua a diventa veramente na rotta de cojoni continua...". Sfortunatamente l'albergo di Pero non aveva la cucina aperta, così si parte di domenica pomeriggio presto alla ricerca di un posto dove trovare da mangiare. Fortunatamente l'organizzatrice, in motorino, trova un kebab aperto e fa la scorta per tutti, ma appena Gary l'ha in mano sembra stia toccando una merda. Non vuole le salse dentro al kebab e si va via in furgone nella assolata e domenicale periferia milanese fino all'emporio per vedere se gli danno solo della carne, che il ragazzo deve crescere. Poi si arriva al concerto e Gary si ritrova senza magliette pulite. Lo porto nella mia stanza e gli faccio scegliere tra le mie t-shirt. Sceglie quella del DELTA BLUES MUSEUM di Clarksdale, la maglietta che ho voluto indossare quando è nato mio figlio Emanuele. Suona con quella e, dopo una notte che riesco solo a immaginare, visto che io sono rientrato in albergo solo col fonico, mentre i fratelli Dickinson e LUI si sono aggirati misteriosamente per Pero, ma di cui ho una testimonianza palpabile osservando gli occhi sfatti del portiere di notte, la mia maglietta non riappare. Guido fino a Malpensa e poi al momento dei saluti gli faccio: "Oh! Burnside, la mia maglietta cacciala fuori sennò ti faccio diventare bianco...". Lui mi guarda e mi fa con la faccia più da culo che abbia mai visto: "Ma è sporca, volevo lavarla...". "La lavavi in Mississippi e poi la rimandavi, vero?". Ha sbuffato, deve anche avermi mandato affanculo, ha aperto la valigia e m'ha ridato la maglietta. Ho controllato che fosse proprio quella perchè un cazzone simile è capace di farti lo scambio e rifilarti quella d'un distributore di merda di Senatobia. Poi ci siamo abbracciati e l'abbraccio mi è parso vero. Mi dicono che si ricorda ancora di me. Oltre a questo mi vengono in mente due cose. "E tu che cazzo suoneresti?". Lo guardo e gli faccio, un po' dimesso, "l'armonica". "Ah!". "Si lo so, è uno strumento di merda. Tu suoni chitarra, basso e batteria....". "Si, però io l'armonica non la so suonare....". "Mi stai prendendo per il culo?". "No è che non ci capisco un cazzo dell'armonica, comincio a suonarla e mi rimbomba tutta in testa...Non ci capisco un cazzo". "Ma vaffanculo!". "No, davvero, dell'armonica non capisco un cazzo!". La seconda, ed è la cosa che ricordo con più piacere, è quando è entrato per la prima volta nella mia macchina. Nel lettore cd c'era la colonna sonora di "Ghost Dog" di RZA del Wu Tan Clan. Cazzo, mi piace troppo quel film e quella colonna sonora. Partiamo e Gary Burnside mi fa: "Che cazzo di roba è questa?". "E' RZA del Wu Tan Clan". Sta un po' zitto. "Però, è una figata". Sta ancora un po' zitto. "Và che stavolta m'è andata bene. Quelli che m'accompagnano di solito mettono su sempre dischi di sto' cazz'e blues. Il Figlio di Burnside, DOBBIAMO mettere del blues. Cazzo si, mi piace, però sempre blues...che due marroni...Bella roba questa...Lo capiranno prima o poi che sta roba arriva dritta dal blues...". E gira la manopola del volume. Wu Tan Clan e strade della Bassa verso Roccabianca. Una gran bella sensazione.
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