martedì 5 aprile 2011
LA MUSICA CHE GIRA INTORNO (L'ANGELO CON IL FONOGRAFO)
E' un po' che non scrivo recensioni. L'ho fatto per molto tempo, ma adesso mi pare un po' ingiusto. Oppure inutile, più che ingiusto. La musica s'esprime in musica, appunto, mentre chi scrive recensioni s'esprime in lettere. La musica ha un linguaggio, la recensione un'altro. Generalmente chi scrive recensioni parla non di musica, ma del musicista, desumendo che sia il metodo migliore per traslare la musica in parole. Potrebbe essere giusto, ma il condizionale non è l'indicativo, per cui, sinceramente, non lo so. Ho scritto tante recensioni musicali, ma più le scrivevo più le accorciavo, più le svuotavo perchè sempre più mi rendevo conto che, alla fine, si dovevano ridurre a MI PIACE oppure NON MI PIACE. O ancora, in tempi di crisi economica, a DA AVERE o DA LASCIAR PUR PERDERE. Tutto il resto erano parole sprecate, per fare un po' d'esercizi di calligrafia. Ma nessuno pubblica recensioni da 5 parole: "Questo cd mi piace davvero". I dischi che compravo leggendo le recensioni del "Mucchio Selvaggio", del "Buscadero", del "Blues", alla fine, dovevano essere risolti da quelle 5 parole se dette da Massimo Zambellini, Alberto Merletti, Edoardo "Catfish" Fassio. Perchè le recensioni funzionano così: so qual'è il recensore che s'avvicina più ai miei gusti e se piace a lui piacerà anche a me. Ma i giornalisti e i giornali che ho citato vivono di una meritoria contraddizione: sono testimonianze di appassionati, di fan, e non di musicisti. Sono lo specchio della rivoluzione del blues e del rock'n'roll. Mahler e Rachmaninov non è che facessero vivere l'industria discografica e gli spartiti prima dei dischi non è che arricchissero nessuno. C'è voluto Elvis Presley, un garzone di un magazzino di materiale elettrico di Memphis, a dare la scrollata al pero e a fare boommare l'industria vinilitica con del blues mescolato al country. Robaccia da negri mescolata a redneck. A staccare definitivamente la musica dalla rigorosa preparazione musicale. A far pensare che la musica fosse una democrazia. E' stata una grande rivoluzione, che tra l'altro permette che io venga chiamato musicista anche se suono solo l'armonica e non distinguo un DO da un mulo parlante. Tutto cambia quando il desiderio di conoscere di più t'impone, per esempio, di informarti su libri come "Breve Storia della Musica" di Massimo Mila. E' certamente bello ascoltare il "Clavicembalo ben Temperato" suonato da Angela Hewitt o Gould, un altro discorso è capire davvero che cos'è "L'Arte della Fuga" bachiana. Per quanto Mila cerchi di volare basso, uno che non distingue un DO da un mulo parlante annaspa affogando nel contrappunto. Non c'è niente da fare. Per cui è innanzitutto consolatorio trovare un libro che cerca benevolmente di mettere sullo stesso piano la musica classica, il jazz, il tin pan alley e il blues di Robert Johnson, in quanto tutte espressioni di un certo, pari ambiente culturale. E' il fonografo di Edison il mezzo per cui tutto ciò avviene e "L'Angelo col Fonografo" ne è l'impagabile bibbia. "Si trattava di John Hammond. I suoi viaggi di perlustrazione in America, servirono a scovare tesori quali Bessie Smith, Count Basie, Teddy Wilson, Billie Holiday e, più tardi, Aretha Franklin e Bob Dylan. Se Gaisberg, però, incideva soprattutto musica scritta e in un certo senso quindi già "registrata", Hammond andava invece alla ricerca di una musica pienamente librata in volo, di una tradizione orale impossibile da fissare nei suoi elementi essenziali. Impossibile da "registrare" quindi, se non per mezzo del fonografo". Evan Eisenberg in questo libro apre di fronte a quelli non distinguono un DO da un mulo parlante scenari meravigliosi, ciò che non si sarebbe mai immaginato a proposito della musica. "Alla mia generazione si può forse perdonare un certo risentimento verso Glenn Gould, "colpevole" a nostri occhi di aver abbandonato il palcoscenico prima che ci fosse data l'opportunità di sentirlo dal vivo. A dire il vero, all'epoca eravamo troppo occupati ad ascoltare i suoi dischi per accorgercene. Le sue incisioni ci mostravano che la musica classica non era tutta compiacimento e decoro, abiti da sera e volontà di compiacere il proprio insegnante; poteva essere spigolosa e solitaria, eccitante come una scatola del piccolo chimico, una partita a scacchi o lo scroscio della pioggia sul parabrezza". E' l'inizio di un capitolo dedicato a Gould che se avessi letto prima avrebbe fruttificato un paio di stagioni in anticipo. Evan Eisembreg è un uomo dalla cultura straordinaria ed è un uomo straordinario perchè tutta la sua cultura è lieve come dovrebbe essere stata la manna sopra al deserto. "L'angelo con il fonografo" è il più bel libro di musica e sulla musica che abbia mai letto, tanto che mi andrebbe di citarvelo tutto con i suoi personaggi fuori dal mondo. Ma raccontarvelo tutto vi toglierebbe il piacere di aprire il coperchio dello scrigno, del "Musical Box". E il piacere della scoperta è proprio impagabile.
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Splendido questo estratto... davvero particolare. E' veramente difficile parlare di musica (o meglio di dischi), si resta sempre con l'impressione di aver solo sfiorato l'argomento ma di non aver portato a chi legge nulla di veramente essenziale... anche per questo "L'Angelo col fonografo" è un libro che leggerò con molta curiosità... grazie Marco per questa segnalazione
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