lunedì 26 settembre 2011

IL RINASCIMENTO VENETO O IL FALLIMENTO?

Articolo apparso sul Gazzettino di Treviso, sabato 24 settembre 2011


Ho letto, probabilmente su questo giornale, mi pare in un articolo intervista a Gianmario Villalta, di una supposto rinascimento culturale della nostra regione. A sostegno di questa tesi vengono evidenziati due risultati "culturali" importanti nell'anno in corso: la vittoria di Andrea Molesini al Campiello e il secondo posto di Maria Pia Veladiano allo Strega. Sarebbero, secondo alcuni, segni indiscutibili del progredire inesorabile d'un movimento culturale autoctono. Vi debbo onestamente confessare la mia sorpresa nel leggere simili dichiarazioni. E' ovvio che Villalta debba mantenere un certo aplomb, nonostante la sua manifestazione, Pordenonelegge, attenga a una regione confinante, ma è altrettanto ovvio che a ciò non debba confacersi il piccolo cronista di paese. Dire che Andrea Molesini sia un'espressione culturale veneta è fuori luogo. E' veneziano e tutti sanno che esistono due mondi culturali ben distinti a seconda che si guardi un lato o l'altro del Ponte della Libertà. Venezia è Venezia e il resto del Veneto è il resto del Veneto. Poi l'abbandono dell'aula consiliare da parte della maggioranza di Palazzo Balbi nel corso della premiazione in regione di Andrea Molesini spiega molto bene il legame tra il "nuovo" Veneto politico e il "nuovo" propugnato Veneto culturale, ammesso che esistano novità. Per quanto riguarda la Veladiano, invece, sbandierare il gonfalone dello Strega a suffragio di un qualsivoglia Rinascimento fa abbastanza scalpore: pur essendo, secondo alcuni, il premio letterario più importante d'Italia è al tempo stesso il riconoscimento più sputtanato dell'intero stivale, con vette, come quest'anno e altre volte, che serpeggiano persino nello scandalo. Perciò gli studi nell'agone della dimostrazione dello svilupparsi di un nuovo periodo dei lumi nella nostra regione debbono per forza imboccare strade nuove. Nuove metodologie debbono essere esplorate per dimostrare che non siamo l'ultimo vagone del treno: quello in cui si possono vedono illuminate le luci rosse e le luci blu di fine convoglio (ndr., scritta solo sul blog: è evidente che Robert Johnson non s'aspettava nel 1937 di finire pure sul Gazzettino di Treviso. Sottolineo Gazzettino. Che soddisfazioni postume!) . Anche se appare, purtroppo, nonostante gli sforzi dei positivisti regionali, sempre più evidente la nostra ignoranza atavica, che alcune volte diventa persino motivo d'orgoglio. E si badi bene, non è una caratteristica dell'ultima svolta politica regionale, ammesso, come sopra, che ci sia stata una svolta. Ricordo come fosse ora il breve colloquio con un attuale esponente di rilievo del PD locale, che si vantava d'aver fatto organizzare sotto il proprio mandato d'assessore alla cultura, allora DC, un concerto di Miles Davis in un'importante Piazza. Era orgoglioso e gli si era gonfiato il petto: "Ero io assessore alla cultura quando abbiam fatto quel concerto. Io. Io ho organizzato il concerto..." a quel punto gli era scivolato via il nome del musicista epocale "...de chel negro che sona a tromba". Comunque la si rigiri, la frittata puzza sempre d'ignoranza. Atavica.

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