giovedì 1 settembre 2011

VENETO POWER

Dal Gazzettino di Treviso di domenica 28/8/2011

Dalle carte risulta evidente: il Veneto e in particolare la provincia di Treviso è una zona da record. E' il territorio che, nella storia, è passato più velocemente dalla pellagra al SUV. E' evidentemente un pregio, ma, come spesso accade, la medaglia ha due facce. L'altra ricorda in qualche modo i problemi che incontrano le imprese che aumentano vertiginosamente il fatturato: spesso e volentieri rimangono vittime di pericolosi squilibri finanziari. In campo territoriale questi squilibri si rivelano dal punto di vista, diciamo così, sociologico: pur, in media, ricchi più di altri, conserviamo un po' l'immagine che emergeva nei film degli anni '70. Gli stereotipi del sempliciotto e della servetta. Direi che non a caso, per esempio, questo governo, pur pescando abbondantemente nel bacino elettorale veneto, abbia riservato alla regione tre dicasteri così, così. Welfare e Funzione Pubblica, che sono ministeri più da urlo (nel senso di sigamento)che di sostanza e la Cultura che, pur importante, mai come oggi è dicastero disinnescato. Aldilà della consuetudine di rivelarsi vittimisti direi che il perpetuarsi di forme immutate di considerazione nei confronti della regione è legato al nostro scarsissimo cosmopolitismo, in qualche modo attutito da quel mondo a parte chiamato Venezia. Sempre più mi accorgo che noi amiamo alla follia il nostro avito territorio. Lo consideriamo il centro del mondo per comodità e costumi, ma purtroppo così non è. Bisognerebbe accorgersene e muoversi prima degli altri in senso opposto anche perchè l'arte, soprattutto, dimostra come l'occident-centrismo sia una considerazione ultrapassata. La musica, che è l'arte più immediata, come l'abbiamo sempre considerata, è ferma. Mai come oggi le radio trasmettono canzoni degli anni sessanta, settanta e ottanta in originale o riarrangiate, soprattutto in direzione caraibica, che conquistano in fretta la vetta delle classifiche. Il classico esempio di "futuro alle spalle". Ma, contemporaneamente, appaiono dal resto del mondo musiche nuove e inusitate che la globalizzazione webbistica ci consente d'acquisire in tempo reale. Arrivano dal mondo musicale che classificavamo indistintamente etnico, sia che provenisse dal Botswana, dal Madagacascar, dal Pakistan, dalla Repubblica Domenicana (che è meno etnica perchè ci si va in ferie), dal Mali, dalle Isole Figi, una serie di stimoli incredibili che possono muovere questa musica piantata come una barca in mezzo a una bonaccia oceanica. E' un momento importante che anche i dilettanti possono cogliere, forse anche meglio dei professionisti, meno sensibili in quanto affacendati spasmodicamente a procurarsi da vivere. E' il momento del cambio generazionale, che nessuno vuole, ma che arriverà prestissimo per forza di cose. Nessuno può fermare la natura,  è ovvio, ed è anche ovvio che tutto ciò che avete letto è una metafora.

Una piccola aggiunta. Nonostante appaia "Il Gazzettino" più a destra dell'avversaria "La Tribuna di Treviso", appartenente al gruppo Repubblica, appare sempre più evidente come quest'ultimo giornale, almeno nell'edizione trevigiana, tenti apertamente di blandire i "nuovi" capi di Palazzo Balbi. Inserirò perciò in questo articolo una lettera da me inviata al suddetto giornale che riguarda l'assoluto stato di degrado della Rete Ferroviaria Regionale. Lettera che non è stata, contrariamente a tutte le mie precedenti missive, pubblicata, forse a causa dell'evidente sottolineatura dell'incapacità dell'Assessore Regionale ai Trasporti e alle Infrastrure d'affrontare la questione. Oppure perchè non è arrivata  o chissachè. Fatto stà che tutto sembra andare bene. Tutto fatto a regola d'arte.

CHISSO E LA POLITICA DEL FARE.
Ho letto sul vostro giornale della polemica Stradiotto-Chisso e le affermazioni di quest'ultimo sulla Politica del Fare. Per sfortuna mia e di Chisso ho a che fare quotidianamente con la Rete Ferroviaria Italiana, più precisamente con la Rete Ferroviaria pertinente alla nostra regione lungo l'asse Padova-Belluno, Bassano-Venezia e Venezia - Conegliano: assi che includono importanti centri della provincia, ma anche della regione, oggetto della tanta sospirata e sbandierata (da Chisso, soprattutto) Metropolitana di Superficie. A oggi di questo importantissimo ganglio attinente alla Mobilità Regionale si sono del tutto perdute le tracce, perdurando invece un sempre più palpabile disastro sulle linee, chiamamole così, locali sopraccitate. Treni soppressi una volta annunciati, con gente sbigottita sul marciapiede. Guasti improvvisi ai locomotori in aperta campagna. Ritardi abissali: superiori persino al tempo di percorrenza della linea. La Politica del Fare sventagliata da Chisso, in questo caso, ha procurato inenarrabili disastri. So per certo che l'Assessore Regionale alla Mobilità e alle Infrastrutture si chiamerà fuori: colpa di Trenitalia, delle aziende a cui affidata la manutenzione, etc., etc., nel consueto e vergognoso scaricabarile di responsabilità tra organi e organetti che attengono alla cosa pubblica. Di certo, però, e qui l'hanno verificato con mano coloro che debbono usare il treno, a fronte d'uno tangibilissimo peggioramento del servizio, c'è stato un vigoroso aumento delle tariffe. Renato Chisso dirà che non è colpa sua, che è colpa altrui. Ma se l'assessore non ha colpe, e quindi responsabilità, su un settore così cruciale come il trasporto passeggeri su rotaia, mi chiedo a cosa serva avere un Assessore Regionale alla Mobilità e alle Infrastrutture.



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