venerdì 29 novembre 2013

L'ARTISTA

Questo post è un quiz. Un normalissimo quiz.
Chi è l'artista, o quanto meno s'avvicina di più al concetto d'artista tra questi tre. Tre che io ho incontrato davvero.
A) Di professione fa il giornalista. Scrive cioè sui giornali, ma pure scrive libri e s'ama definire SCRITTORE. Diciamo che fare il giornalista è un vantaggio per chi fa lo scrittore: perchè sovente si riesce a far parlare dei propri libri usando i canali che normalmente servono per scambiarsi notizie, etc. etc. Il problema è che per definirti scrittore devi campare di scrittura, sennò sei un giornalista. Magari uno può anche sostenere che vende un casino di libri, ma, per chi non lo sapesse, un autore prende dalla sua casa editrice per libro circa il 7, 8% del prezzo di copertina al netto dell'IVA. Per campicchiare un po', di libri ne deve vendere almeno, diciamo, 15.000. E chi cazzo li vende in Italia 15.000 libri? Quattro persone. Ma anche uno SCRITTORE di questo tipo, che non campa di scrittura, ma d'altro, ha la sua dose d'artista.
B) Musicista di jazz. Incazzatissimo con quelli che non sono musicisti professionisti, perchè rovinano il mercato. Nelle rassegne che organizza non invita mai musicisti "dilettanti". Solo che lui per vivere insegna musica. Ha degli allievi che gli pagano le lezioni. Cioè è INSEGNANTE di musica che è diverso da musicista. Il MUSICISTA campa dal, o quantomeno la maggior parte del suo reddito deriva da, suonare dal vivo. Immagino i visi che si storzano, ma è proprio come se un insegnante d'italiano di qualche scuola che, oltre a insegnare, scrive e che vende, diciamo pure, 5.000 copie (una cifra di questi tempi paurosa) dicesse che fa lo SCRITTORE. Ma anche un MUSICISTA di questo tipo, che non campa di musica suonata davanti a un pubblico, ma insegnata, ha la sua dose d'artista.
C) Tizio che bazzica in questi giorni i bar della mia città. Faceva il meccanico, ma adesso l'officina ha chiuso e allora s'e inventato una roba. Siccome ha un po' di talento col dipingere e costruire oggetti s'è messo in testa di vender le sue robe che, insomma, si notano. Allora s'è inventato una lotteria. Nei bar avvicina le persone e fa loro vedere tre dei suoi lavori. Se piacciono dice che possono vincerle se il numero del biglietto che hanno acquistato esce fra i primi tre dell'estrazione del lotto della ruota di Genova tal giorno. Il biglietto costa dieci euro. "Insomma se va bene becco 900 euro al mese, magari di più se riesco a vendere due terzine, ma è difficile". "900 sta per 90X10". "Già, ma un po' meno che se mi devo spostare...sì se son dalle mie parti mi muovo in bicicletta e allora non ho spese...".

Sulla scelta tra i tre io non ho dubbi. Voi?

lunedì 18 novembre 2013

DONNE TU DU' DU' (aka E' PASSATO MOLTO TEMPO)

Buongiorno. E' passato molto tempo, lo so, ma solo ora riesco a rimettermi sul blog. Scusa, Pardon! Come direbbe Paolo Conte.

DONNE TU DU' DU'.
Allora. Quest'anno ho assistito a diverse presentazioni di libri e devo dire che sono sconcertato. Sempre più salta fuori stà storia che gli scrittori hanno scoperto LA DONNA. "La donna è la parte migliore della società, dovremmo fare in modo che le donne avessero più voce in capitolo nelle decisioni importanti di questo paese, perchè solo in questo modo potremo andare meglio. Solo attraverso le donne miglioreremo". E via così. E intanto scrivono libri in cui donne di coglioni (e qui mi viene in mente Gep Gambardella in "La Grande Bellezza" che attacca alla grande la donna chic di sinistra, aka Barbara Palombelli, che dice di avere le palle così) che distruggono uomini come birilli. L'ultimo è stato Gianrico Carofiglio che durante una presentazione al mio paese ha sparato il superpippone a favore delle donne, la parte migliore della società, anche se, bontà sua, non ha messo una superwoman dentro al suo libro, ma se limitato ai fuochi d'artificio pro-donna che vanno tanto di moda, perciò perchè tirarsi indietro?
Ora, la rilettura balestraccesca della questione, ma non solo mia, penso anche di chi abbia un minimo di sale in zucca e capisca un cis di libri, è questa. Immaginatela, però, come un colloquio tra un editor di una grossa casa editrice e l'altrettanto grosso scrittore.
Sculta ben! Qua la barca fa acqua da tutte le parti, che qui come vendite siamo peggio del Burkina Faso. Sculta ben! Qui leggon solo le donne. Da quand'è che non vedi un omo che legge? Saran 500 anni. E alora bisogna scriver libri che i protagonisti son le done! Quella vacca della miseria. Li voglio neri, si insomma, noir, e con le done protagoniste, che così raschiamo un bel po' il barile, che queste s'immedesimo e prima di andar a far da mangiare si gasano un pochetto. Oh! E le presentasiun, me racomandi, dire che le done son la quintesensa dela spina dorsal della società. D'accordo? Toh! Becca 20.000 euri d'anticipo".
La cosa che m'incuriosisce è, appunto, com'è che nessuno durante le presentazioni abbia fatto la seguente obiezione:
"Sculta ben autor! Com'è che in Italia il 70% dei lettori son donne, mentre chi scrive l'80% son maschietti. Sculta ben! Com'è che nei premi letterari c'è una donna su cinque o su sei candidati al premio? Al Bancarella poi non s'è mai vista una donna che sia una, che sia un premio donnofobo?Sculta ben! Ma com'è che tutti disen che la lettura insegna a scriver e se lezen solo le done com'è che scrivon solo uomini. Sculta ben!".
In altre parole la questione è questa: "Perchè non ci risparmiate sta tiritera sulle donne, che tanto s'è ben capito che a voi le donne stan bene dove stanno?".
Per quanto mi riguarda c'ho messo solo una donna all'inizio del Cannibale e basta, che di donne c'ho sempre capito poco, ma, guarda un po', l'unica grossa casa editrice che m'ha contattato m'ha chiesto proprio di scrivere un "romanzo femminile". Ma sarà strano il mondo?