mercoledì 26 gennaio 2011

ECO E IL DECLINO DELLA CULTURA DI SINISTRA (SECONDA PARTE)

In separata sede qualcuno m'ha confidato di essersi sempre vergognato di ammettere di non essere riuscito ad arrivare alla quarta pagina del "Pendolo di Foucault". Credo che molti non abbiano il coraggio di ammetterlo, perchè è dura dire che Eco è un pipparolo. Non è culturalmente di sinistra dirlo. Ma afferriamo finalmente il coraggio a due mani e diciamolo: "Sono di sinistra, ma Eco è un pipparolo". E riportiamo pure frasi di amici di Torino collocati dalla mia stessa parte politica. "Cazzo, io sono di sinistra, ma meglio Cota della Bresso. Miiinchia con quell'andazzo di aristocratici di sinistra, altezzosi frequentatori di salotti buoni, altrochè vicini agli operai di Mirafiori, stà gente di sinistra ha proprio stufato. Meglio Cota..". Ebbene, ammettiamolo, come tutti quelli che hanno visto Eco al Festival di Mantova un po' di anni fa: Eco è tronfio di cultura. Di far sapere che lui sa. Di "vertigini della lista", ma sicuramente non della spesa, perchè è la governante (magari filippina, che così s'aiuta qualcuno del terzo mondo, à la Grinzane-Cavour) che va al supermercato. Mi fa sorridere che sia trapelata la notizia che sul "Il Cimitero di Praga" sia occhieggiato il termine "plagio", in riferimento al libri "La Tragica Morte di Ippolito Nievo. Il Naufragio Doloroso del Piroscafo Ercole" di Cesaremaria Glori e "Da Quarto Al Volturno" di Giuseppe Cesare Abba. E' Il Foglio ad averla riportata. Si dirà che un giornale di scavafango, per dirla alla Ellroy, che lavora per la destra, ma da quanto tempo gira la storiella che il prestigioso semiologo attinge letterariamente dall'ambiente universitario? Da quello schifoso ambiente universitario colmo di professori che beccano uno stipendio accademico e poi si riempiono di consulenze esterne, delegando agli assistenti e ai ricercatori i compiti che dovrebbero spettare loro in prima persona. E che vanno in televisione e in radio a dire che la scuola sta andando a rotoli, ma che stando in televisione o in radio non stanno dove dovrebbero essere: a dare una mano a quelli che stanno per laurearsi. Quando la sinistra denuncerà il terrificante stato della scuola, che era così ben prima dell'avvento della Gelmini. Quando la smetterà di chiedere soldi per la nobile causa della scuola senza chiedersi dove vanno a finire in realtà, perchè chi di noi, nell'esercito di insegnanti pieni di diritti, ricorda anche solo due o tre "maestri" con affetto? Personalmente posso dire che solo un supplente, nel corso dei miei primi 13 anni di scuola, si sia reso conto che c'era del talento, mica tanto, nel mio modo di scrivere. Che magari valeva la pena di darci sotto. Un supplente durato quindici giorni: per il resto una messe di insegnanti che usavano la più importante professione che ci sia come un ripiego, come uno stipendio sicuro, come l'ultima spiaggia. Mi sono venuti i brividi quando un ragazzo di 20 anni è venuto da me e, parlando d'una buona conoscenza comune, insegnante, m'ha detto: "Per fortuna c'era lei. Io non volevo più andare a scuola alle elementari, ma per fortuna c'era lei. Le altre erano delle arpie. Ho resistito solo grazie a lei, ma ancora oggi la matematica mi atterrisce per via di quell'altra insegnante elementare che mi spaventava. Se non c'era lei non avrei continuato gli studi e non starei per laurearmi in America. Avrei smesso". Questa era un'eccezione. Ci sono davvero tante eccezioni, ma mai, come in questo caso, l'eccezione non fa la regola.

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