lunedì 3 gennaio 2011

IL GRILLO PARLANTE, LUCIANO LIGABUE E LITTLE WALTER JACOBS (PRIMA PARTE)

Non so se dare ad uno del "Grillo Parlante" sia qualcosa di sgradevole o no. Penso di sì, però, perchè il Grillo Parlante, nonostante avesse ragione, dispensava consigli in modo da sembrare un po' troppo antipatico e petulante. Questo per mettere le mani avanti ancor prima di mettermi a scrivere alcunchè: a titolo di scongiuro. Ebbene credo che il libro che meglio mi rappresenti sia "Bluespadano". Tutti quelli che m'incontrano e che hanno letto tutta l'opera ballestraccesca, iniziano ad argomentare sul grande tema della ballestraccità partendo dal caposaldo "Bluespadano". Anche quello che reputo il mio vate giovanile e che ho inserito in "Bluespadano" sotto le spoglie del "cugino sapiente", il cui parere è per me alla stessa stregua di un aforisma del Hagakure, reputa questo libro il migliore del paniere. E proprio da "Bluespadano" parto per questo post. E' molto probabile che io non avrei mai scritto quel libro se un giorno di primavera, nel tardo pomeriggio, qualcuno non avesse trasmesso a RadioRai "Certe Notti" di Luciano Ligubue. Rimasi impietrito al volante. Ancora oggi credo che un verso come "Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei" debba essere per forza stato partorito dalla mente di qualcuno che ha capito più di qualcosa della vita. Quella canzone e "Un figlio di nome Elvis" chiusero un cerchio (come in "Bluespadano" il treno che passa sul ponte di Casalmaggiore) che era iniziato anni prima con "Anime in Plexiglas": cioè una sorta di incredibilità nel rendermi conto che c'era dell'altra gente che, come me, cercava simbolicamente di americanizzare la Pianura Padana. Oracle King, Paul Boss, Martin & Oscar sono arrivati di conseguenza, semplicemente perchè quelle canzoni mi facevano capire che se c'era un modo di sentire così, quello doveva per forza essere cercato vicino al Grande Fiume. So che a nessuno dei Fantastici Quattro piace essere accostato a Luciano Ligabue, ma tant'è: le cose stanno così e nel segreto di questo blog lo posso ammettere. Perciò ho guardato a Luciano Ligabue sempre con una certa accondiscendenza, in virtù dell'ancestrale patto stipulato con la sua musica che, fin dall'origine, sfiorava il mito: la prima volta che l'ascoltai mi venne richiesto da un ascoltatore notturno di una radio dalla quale trasmettevo, nella fatal combinazione notte, musica, radio, america, eccetera, eccetera. Mio malgrado ho visto la qualità della sua produzione scemare di cd in cd, ma ho sempre coltivato la segreta speranza del colpo d'ala che l'avrebbe riportato sulle corde del mio cuore. Anche ad "Arrivederci Mostro" ho concesso la mia accondiscendenza, ma questa volta ho dovuto arrendermi all'evidenza del più classico "nientetrippapergatti". Niente di niente, se un tentativo di decollo in "Quando mi vieni a prendere", ma troppo poco per un cd (io per professione di fede non scarico da internet) che sfiora i 20 euro. La domanda che sorge spontanea è perchè questi musicisti importanti non si prendano il lusso di un lungo periodo di pausa, di qualche viaggio fuori dall'Italia, anche perchè non corrono il rischio d'essere assediati: fuori dall'Italia non li conosce nessuno, nonostante la stampa specializzata li voglia far passare per famosi nel modo. Lo stesso vale per Zucchero, che ormai non riesce neppure più a plagiare con classe falsaria Al Green. Ma altrove vale anche per altri: chi fermerà Springsteen, per me un' autentica religione, dal devastare con cd bolsi un passato meraviglioso? Perchè qualcuno non ferma Van Morrison e gli spiega che per poter solo immaginare un qualcosa che s'avvicini a "No Guru, No Method, No Teacher", un disco di gran qualità, ma di seconda fila nello scorrere del suo genio, sono necessarie lunghe passeggiate nella brughiera a una grande distanza dal più vicino studio di registrazione? La risposta è probabilmente semplice: sia Liga, che Zucchero, che Springsteen, che Van hanno contratti da rispettare. Almeno io spero sia così. Spero sia il prezzo che bisogna pagare per essere diventati grandi professionisti. Se ciò fosse vero si aprono grandi territori galoppabili per piccoli professionisti e ottimi dilettanti, liberi da capestri di ogni genere. Sì, potrebbe essere così, il tanto vituperato dilettantismo potrebbe essere la nuova frontiera dell'arte. Ma.

1 commento:

  1. Aggiungo Corona al boss, a van, a zucchero e al liga
    Piacevole leggere il balestra...sempre piacevole

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