domenica 19 dicembre 2010

Una cosa per cominciare. Musica o scrittura?

Molto tempo fa mi chiesero se avrei voluto essere un musicista o uno scrittore. Una domanda che, ancora oggi, non ha alcun senso apparente: non c'è di fronte a me alcuno spiraglio per questa scelta. Continuo a fare un altro lavoro per vivere e non ci sono prospettive per immaginare un futuro diverso. Cio' nonostante vorrei rispondere a quella domanda, conservando il mio profilo di dilettante da quaranta serate all'anno. E' meglio scrivere o suonare, se uno potesse scegliere e focalizzare? Direi assolutamente scrivere, soprattutto per uno come me che sa suonare solo ed esclusivamente l'armonica e non ha la capacità di trasferire le sue idee su uno strumento più complesso. Però anche in questo caso, dopo un sacco d'anni passati a suonare su e giù per tanti luoghi, non credo che avrei la forza di proseguire con la musica, o almeno con la musica che deve necessariamente sfociare una volta la settimana su un palco. Vedo e rivedo band che ripropongono sempre lo stesso show, magari canzoni diverse ma suonate sempre con lo stesso approccio. Mi piacerebbe molto incontrare musicisti che in ogni show cercano una chiave nuova o, quantomeno, fissano un obiettivo artistico per un certo periodo e poi cercano strade diverse. Amo molto Massimo Zemolin per questa ragione: si nota in lui un desiderio di andare oltre, di superare i limiti che vengono attribuiti al suo ruolo di chitarrista jazz per antonomasia. Spesso ci ritroviamo a parlare di "canzoni" e di come potrebbero essere ricreate. Per lo stesso motivo amo Angelo "Leadbelly" Rossi, completamente al di fuori del quasi del tutto melenso, lasciatemelo scrivere, panorama di propositori di blues (evito accuratamente la parola "bluesmen") in Italia. Mi piace immaginarlo ascoltare Sister Rosetta Tharpe o Robert Pete Williams e rifletterci su tutto il tempo necessario per emettere una nota che parta da loro, ma che finisca, in qualche modo, a Cardano Al Campo, dove lui vive. Ma, purtroppo, non c'è il tempo e neppure la distanza per poter immaginare progetti e forse non ho neppure la capacità di tradurre sull'armonica ciò che vorrei ottenere. Perciò preferisco scrivere. E' una cosa che posso fare da solo, magari con stimoli altrui, ma che impone la costruzione di un mondo i cui difetti di progettazione possono essere imputati solo a me' stesso. E' bello costruire personaggi che camminano da soli, che vivono la vita come vuoi tu. E' un po' come essere Dio. Tutti vorremmo essere Dio per capire finalmente il senso della vita e scrivere te lo concede. Sulla semplice tastiera del computer, è ovvio. Appena ci si alza tutto torna in balìa del Destino. Perciò scelgo la scrittura. Non ci sono molte vie di scampo. La musica credo possa essere interpretata con molta libertà da ogni ascoltatore, mentre la scrittura consente minori interpretazioni personali. Come Ponzio Pilato sottolineava: "Ciò che ho scritto, ho scritto". E poi come dice sempre Antonio Boschi: "Ti preferisco come scrittore che come armonicista". Le opinioni degli altri si può far finta di non considerarle, ma ci si pensa molto.

1 commento:

  1. e vai grande scrittore! ma a me piaci anche come armonica-player: hai il tuo perche';-)

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