venerdì 22 febbraio 2013

CD E LIBRI NELLA DEMOCRAZIA LIQUIDA (aka Il Cane che si Morde la Coda)

Una domanda che ci poniamo spesso quando ci ritroviamo tra amici è come mai musica e, con meno incisività nel calcare la frase perchè il sottoscritto crede di conoscere ancora (avverbio di tempo e non aumentante d'un avverbio di quantità) di più il mondo della musica (il blues in particolare), letteratura (parola che uso sempre non volendola usare, perdonate pure le parentesi, che ugualmente non amo usare e che, giuro, in questo post non userò mai più) siano a un livello così basso rispetto a un tempo. E' una questione rocambolesca, perchè da un certo punto di vista, porsela è sinonimo di vecchiaia incombente e incapacità di capire un'ostia delle giovani generazioni, ma, altrettanto rocambolescamente, supponiamo che quanto appena detto non abbia valore: cioè che non siamo vecchi babbioni incartapecoriti.
Ora il mio personale punto di vista è che l'avvento di internet, così fortunato per molti punti di vista, dal punto di vista dell'incisione di musica e della scrittura dei libri non sia propriamente positivissimo.
L'esempio più pratico viene, per esempio, da un "musicista", nel senso che suona in pubblico, che conosco che, non avendo per vari motivi un sufficiente "background" musicale, ha avuto la geniale pensata di scaricarsi tutto il musicabile da un database di tracce mp3 da "Abba" fino a "Z.Z. Top", sostenendo soddisfatto di aver, in questo modo, colmato la sua lacuna. Internet consente anche a chiunque di pubblicare nel public domain le proprie creazioni musicali, senza dover passar necessariamente da direttori artistici che, con molte probabilità, direbbero: "Senti questa roba ficcatela nel culo. Fa schifo!". Poi, tutto attorno, ci sono le community che consentono di condividere la porcheria e, magari, fare in modo che qualcuno dica MI PIACE, perchè si trova sempre qualcuno più basso del proprio attuale stato d'ignoranza. In questo senso credo sia preferibile l'oligarchia d'un tempo alla democrazia liquida. Lo stesso vale per i libri. Sempre di più c'è chi sostiene d'essere uno SCRITTORE perchè pubblica in internet. Probabilmente pubblica in internet perchè non ha trovato nessun direttore editoriale che ha voluto credere in ciò che ha scritto, o che gli ha detto: "Guarda che un libro non è un tema di terza media, solo più lungo!" oppure non è disponibile a sostenere il ruolo del francescano ricoperto di sacco che bussa umilmente alle case editrici, quelle non a pagamento, obviously. In effetti è dura accettare che qualcuno ti dica: "Beh, guarda, non ci siamo proprio!". Allora ci sono due strade: o si cerca di analizzare perchè non va oppure si manda a cagare l'interlocutore che non capisce un cazzo di quanto sia meraviglioso il proprio, medesimo genio, e ci si affida alla calda ospitalità di internet o delle case editrici a pagamento.
E' ovvio che qualcuno mi chiederà: "Ma perchè tutti questi bei e sofisticati ragionamenti non te li ha pubblicati IL MULINO o MICROMEGA e li hai dovuti affidare alla democrazia liquida, bel somarone?". Perchè, alla fine, è solo un cane che si morde la coda e io mica sono più d'un cane.

1 commento:

  1. Premessa: sulla musica non mi esprimo, poichè ritengo di non avere strumenti per farlo. Sulla scrittura mi esprimo, poichè mi ritengo un lettore forte, oltre che un consumatore di libri nella peggiore accezione.

    da Wikipedia: "Uno scrittore è chiunque crei un lavoro scritto, sebbene la parola designi usualmente coloro che scrivono per professione, e chi scrive in diverse forme e generi più o meno codificati. La parola è quasi sinonimo di autore sebbene qualcuno che scrive, per esempio una lista, può essere tecnicamente chiamato uno scrittore, ma non autore....".

    Non considero Wikipedia un faro illuminante, ma a volte un po' di luce la fa.

    La domanda che poni, Marco, è decisamente poco chiara. Parli (scrivi) di come mai la letteratura di oggi sia ad un livello basso rispetto alla letteratura di un tempo. Non specifichi cosa si intenda per livello basso, ti limiti a farne un discorso generazionale: 'noi' vecchi che vecchi non siamo fatichiamo a capire i giovani e il self publishing o sono i giovani che non hanno capito come si scrive?

    Allora mi chiedo e ti chiedo: ammesso e non concesso che uno scrittore sia anche un autore (e quando penso ad un autore, penso a chi sa proporre una Visione, una Voce, la sua e non un'altra, da cui un testo viene e a cui irrimediabilmente torna attraverso la narrazione), ammesso questo, la pubblicazione presso un editore è sempre garanzia di qualità dell'opera? E per contro, di uno scrittore-autore che pubblicasse in Internet il suo lavoro, occorre sempre dire che ha prodotto roba di scarto?

    Per fare un esempio un po' cattivello, gli effetti che consideri nefasti della democrazia liquida di Baumaniana memoria (mercificazione e omologazione) potrebbero essere 'usati contro di te' nel momento in cui leggo nel tuo programma che il 23 marzo prossimo ti esibirai in teatro con un atto unico tratto da un tuo libro... Un attore che avesse fatto un percorso di studi teatrali e potesse vantare un curriculum di spettacoli potrebbe irritarsi allo stesso modo nei tuoi confronti, o sbaglio? In realtà quello che conta è l'analisi del risultato, non un giudizio a priori sul fatto che Marco Ballestracci non è un attore di teatro. Quanti libri di quelli pubblicati in internet hai letto?

    Detto questo, sono d'accordo con te se per livello basso intendi la mancanza di 'grandi narrazioni' a cui i romanzieri ad esempio russi ci avevano abituato oppure, spingendoci ancora più in là, a quanto le Sacre Scritture, luogo di narrazione per eccellenza, testimoniano da un bel po' di tempo.

    La spiegazione non la conosco. Quello che penso è che fino a quando il mercato sarà padrone delle nostre vite (società liquida, appunto), ognuno che abbia un prurito e voglia metterlo per scritto potrà farlo, tanto con un editore a pagamento che con uno importante (non dirmi che i libri di calciatori, veline, nani e ballerine pubblicati dai mostri dell'editoria italiana sono opere in cui si può godere di una Visione) quanto in internet.

    Poi sai, la community a cui facevi riferimento nel tuo pezzo, ha la stessa responsabilità di un autore quando decide di pubblicare, è che se lo dimentica. Quello che ci sfugge, secondo me, è proprio questo: l'atto di pubblicare, ovvero di rendere pubblica una parola, una riga, un pensiero, un racconto o un romanzo, è un atto appunto di responsabilità, che pare una cosa a cui nessuno pensa. E' più importante arrivare al pubblico in qualsiasi modo che chiedersi cosa arriva di noi al pubblico. E il pubblico (lettore) a sua volta tende ad esprimersi non esprimendosi, non compiendo alcun atto di responsabilità e limitandosi ad un click su 'mi piace' (che forse va bene anche così, sennò staremmo tutti ad analizzare le virgole in pipponi tipo il mio, qua).

    passo e chiudo. salut





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