domenica 10 luglio 2011

UNA CERIMONIA JAZZ. JAZZ IN ITALY.

Sono stato ad un concerto questa settimana. A Villa Varda di Brugnera, per Blues In Villa. Ho ascoltato il quintetto di Terence Blanchard. Jazz, quindi e a me il jazz fa sempre un certo effetto. Mi fa sempre tornare in mente la prima volta che ascoltai un concerto di jazz al Teatro Accademico della mia città. Barney Kessel. Rimasi impressionato più che dalla musica, che non avevo proprio gli strumenti per dire A, magari neanche adesso, dalla gente agghindatissima che era filata al concerto. Alla fine ricordo i commenti: "Gheto sentio che roba, cossa chel fa? Che bravo, par Dio, che bravo!". Tutti ammicanti e un pochetto untuosi. Alle volte anche con la bavina sotto il labbro perchè durante il gig avevano pure approfittato per fare un sonnellino. Non è che sia un malmostoso, è che conosco bene i miei polli e quella serata la ricordo proprio bene. La faccenda m'è tornata in mente durante il concerto di Terence Blanchard. Gran concerto, davvero, e rimembrantemi sfilata di acconciature e vestiti lunghi. Grande aplomb tra il pubblico astante e competente. Io stavo attaccato al mixer e mi gustavo il quintetto quando, la concha che pariò el demonio, ha cominciato un pochino a piovere. Dico una roba tipo dieci gocce al minuto. Subito un po' di infiochettati hanno cominciato ad alzarsi e cercare riparo che io avevo gli occhi di fuori: "Minchia. Sono qui plaudenti e orgasmanti e appena fanno due gocce innocue, persino piacevoli, questi se la filano a cercar riparo?". Sì, sì. Gli appassionati di jazz hanno cominciato a sciamare per correre alle macchine e prendere gli ombrelli. Riapparivano dopo cinque minuti e aprivano ombrelloni grandi come il cielo per riparare le capigliaturine. Alcuni proprio s'allontanavano e la pioggia era leggerissima, appena, appena, al limite del finire da lì a un secondo. I musicisti dal palco vedevano la mal parata e cominciavano a essere inquieti: "Minchia e qui che cazzo facciamo? Sospendiamo, che facciamo?". Insomma poi è cominciata a venir giù un po' più dura e la gente ad alzarsi a frotte, già lo capivo meglio. Allora Terence Blanchard ha fatto quel refrain che chiama la chiusura e ha detto: "grazie, almeno proteggetevi dalla pioggia", ma mentre lo diceva non c'era quasi più nessuno davanti il palco. Però, in quel momento, veniva giù abbastanza di brutto, ma, insomma, non era la prima volta che prendevo acqua sulla testa. Dai, insomma, ci sta. Con un po' di gente ho provato a battere le mani per chiamare un ipotetico bis, ma Blanchard deve aver pensato: "Ma per chi cazzo lo facciamo il bis? Per stì quattro stronzi?". Non c'è stato bis e, subito dopo, ha cominciato a venir giù di brutto davvero. Me la son filata anch'io e mi son riparato sotto un porticato. Ha smesso subito. Ero un po' bagnato, ma dopo cinque minuti ero di nuovo asciutto. Si sa, il caldino estivo fa miracoli. Appena asciutto m'è venuta una gran voglia di cominciare a prendere a calci nei coglioni l'italian jazz public che non vi dico, ma anche le donne con le permanenti bagnate. Una gigantesca tempesta di calcioni, cosiccome durante le prime gocce avevo sperato nel famoso stormo di vacche in volo gaberiano/bunuelesco. Ma sono gesti e sogni che uno della mia età, quasi quarantanove, non può tenere. Un po' di aplomb echeccazzo!

1 commento:

  1. PIOVE, Gov.... / NO, pubblico LADRO!
    ladro di emozioni e passioni........ ZOMBIE

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