martedì 16 agosto 2011

MAGARI

Questo articolo è stato pubblicato sul Gazzettino di Treviso, domenica 14 agosto 2011. Ancora una volta, per esigenze di spazio, è stato tagliato. Sono gli imprevisti di collaborare con un giornale, ma sul blog, come già dicevamo, problemi di spazio non ce ne sono, perciò ecco la versione originale.


Mi sussurra in testa da un po' di giorni il nome di Marco Goldin. Fino al 2003 era stato importante per Treviso. Secondo me, naturalmente. Lo era perchè qui, in provincia, via dal capoluogo, ci si domandava entusiasti: "e quest'anno cosa porta Goldin a Casa dei Carraresi?". E si stava in attesa, perchè si sa, in provincia, a ferragosto soprattutto, si aspetta che accada qualcosa. Ma poi era bello perchè, quando s'andava in giro a suonare a Milano piuttosto che a Reggio Emilia, c'era sempre qualcuno che parlava di Treviso per via degli impressionisti. Quelli dentro a Casa dei Carraresi e anche a Palazzo Sarcinelli. Poi Goldin è scomparso. Non ne so la ragione, ma c'è chi dice perchè era ingombrante e chi perchè non si poteva finanziare solamente un grosso evento e basta: era come finanziare un unico concerto importante e niente altro. Alla prima possibile ragione si può rispondere molto lapidariamente: chiunque abbia menato un poco il torrone della cultura sa che i personaggi che emergono, quelli non figli di papà, hanno sviluppato, dai e dai, sei dita di pelo sullo stomaco, perciò ingombranti un po' per natura e un po' per evoluzione della specie. La seconda ragione apre invece scenari complessi. Innanzitutto e da sciogliere la dicotomia mostra/concerti. Una mostra importante e un concerto importante hanno due diversi impatti sul territorio. La prima, a livello turistico ed economico ha un feedback enormemente più considerevole. A Castelfranco i gestori di hotel e ristoranti stanno ancora latrando al ricordo della Mostra del Giorgione del 2010. Ne rivorrebbero un'altra, ma dovrebbero sapere che i musei prestatori, prima o poi, le opere le rivogliono indietro. Non tutti hanno la fortuna di Francois Pinault che può usare Palazzo Grassi e Punta della Dogana come magazzini per la roba che non gli sta in casa. E dovrebbero sapere pure che di convegni e fregi, tutta roba per specialisti, alla gente normale non gliene può fregar di meno: o mostre importanti o nisba. Perciò nonostante la buona volontà di alcuni mecenati che organizzano a spese loro eventi di una certa portata che richiamano anche parecchia gente dalla Marca, è da sottolineare che solo i grandi eventi culturali, contiguamente plurigiornalieri, svolgono una reale funzione di leva economica. Personalmente sono convinto che con la cultura si mangi primo, secondo, contorno, dolce, caffè e anche liquorino. Perdipiù oggi diventa persino indispensabile specializzarsi in economia della cultura, se vogliamo chiamarla così, profondamente attigua all'economia del turismo, per veder di saltar fuori in qualche modo dalle acque salmastre. Lo dicono tutti che l'unica grande risorsa di questa nostra povera patria sono le opere d'arte, i santi, i poeti e i navigatori. Magari sono nati in Veneto anche i fratelli Bellini e Andrea Mantegna, magari non è necessario che la mostra di prestigio debba per forza riguardare un pittore nato propriò là,  magari si possono anche organizzare giornate di teatro come ad Avignone o festival cultural/musicali davvero importanti, e qui di esempi ce ne sono a bizzeffe in giro per l'Italia e l'Europa. Magari nella Marca ci sono persino persone in grado di organizzarle, magari non lucrandoci troppissimo sopra. Magari si potrebbe fare un saltino in Svizzera per vedere come si organizzano per bene gli eventi culturali. Magari qualcuno direbbe: "Ma in Svizzera hanno i soldi" e magari s'incontrerebbe qualche svizzero, come è capitato a me, che, indicando gli eleganti palazzi di Via Nassa a Lugano, direbbe: "La vedi tutta stà roba? Ecco. E' stata tutta costruita con i vostri soldi". Chissà perchè qui da noi si finisce quasi sempre per dire: "Magari!".

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